La morteÈ vitale non dimenticare il nostro domaniNon è la mummia asciuttanei sarcofagi da museodi Torino o Berlino;non è lo scheletrodi ancestrali da studio,non è raccolta di ossa di avianonimi o santi da miracolo,non è il cadavere violaceocon lo sguardo introversoadagiato su marmo glacialedi una camera lugubre;non è la salma in baracon abiti scurirassegnata al volo tra nuvolecon atrofiche ali –da gala anche il panciottodi raso sgargiante e le scarpe di nero lucente.Non è il corpo straziato in autopsia,privato di organi e cervellouna volta pensante,col vuoto ricompostoda garze e puntelli.Non è oggetto senza vita, la morte,come l’uomo non è oggetto con vita.Da sempre intrecciata alla vitala morte la rende più veradicendole i limiti, dicendoleche non è padrona di nulla.La vita che contiene la morteè mistero del deserto che superocon l’incontro dell’altro nell’oasiche è spazio di Dio;è il prodigio che mi pone al centrodel cosmo vicino e delle stelle remotecon la smania di diffondervil’anima e tanti colori.Nella simbiosi di vita e di morteson nato per-essere, avere-per-essere,non avere-per-avere e dipenderedalle mie creature come fossero dèi.Quando pare staccarsi dalla vitae varcare la soglia da solaè trionfo dell’essere, la morte,contro l’illusione di avere qualcosa.La morte che finge separazioneè la vita che nell’essere supera i limiti.Assaporiamola riconciliati con l’esseredopo averlo più volte traditocon la boria d’esser più furbio con la brama di un premio futurocome compenso di presunte virtù.Quel trapasso non consente miraggi,non vale coprirsi di sepolcri di marmo,di laudatio ufficiali per restar nella storia.Folle è amministrare l’evento del congedo come fosse ordinario,con bla bla da salotto o ritidi vuoto laicismo senza poesia,con epitaffi da consegnare all’oblio.Ritorniamo alla nudità che ci ha generati,è la nostra grandezza, il privilegio di tutti.È il cancello dell’Eden, la morte.Si riapre solo una volta per introdurcidove la bellezza è sovranacome volo sinuoso di gabbianialto sul respiro del maredopo una burrasca di vento.Mario Tamponi